GLI OCCHI DELLA CONOSCENZA – di Filippo Costanti

Da sempre l’uomo ha cercato di comprendere ciò che lo circonda, di esplorare dalle più lontane regioni cosmiche alle più nascoste zone di questo pianeta, dall’astro più grande che vedeva in cielo al più piccolo atomo sulla terra. Da sempre lo spirito scientifico dell’uomo ha sete di conoscenza e ha cercato gli strumenti più adeguati a osservare l’oggetto della sua indagine.

Ha costruito infatti microscopi per vedere cellule, batteri e virus, ha costruito telescopi dai più piccoli utilizzati da Galileo, ai giganteschi telescopi spaziali di oggi. Ed abbiamo fatto enormi passi scientifici e tecnologici. Ogni indagine scientifica ha il suo strumento che permette di rilevare, osservare e analizzare la realtà. Così per osservare una cellula abbiamo un microscopio, per vedere i corpi celesti i telescopi, per rilevare le attività cerebrali le EEG. Ma osservare un pensiero, un sentimento o ad esempio il mondo spirituale, testimoniato dai più grandi mistici e asceti della storia? Negarne l’esistenza non rende giustizia all’indagine scientifica né all’esperienza di tutti i giorni.

La sete di conoscenza ci spinge a ricercare e scoprire le leggi della fisica, dell’astronomia, della chimica. Ma troppo spesso abbiamo un vuoto incolmabile sulla nostra vera natura. Chi siamo? Qual è lo scopo della nostra vita? Sono tutti interrogativi che rimangono aperti fino a quando non ci affacciamo all’immenso universo della nostra interiorità.

E cosa dire poi dei diversi studiosi e sperimentatori che si sono dedicati all’indagine extrasensoriale, dalla medianità alla telepatia, dalle facoltà della mente alla separazione dell’anima dal corpo (sdoppiamento). Tutte testimonianze che fanno riflettere ma che lasciano sempre un interrogativo: saranno vere? Saranno solo illusioni? Tante sono le domande che necessitano di risposte e credere o meno alle parole altrui sembra non fare alcuna differenza. L’unico modo di avere delle certezze è la sperimentazione, che fa vivere e conoscere in prima persona. Per sperimentare dobbiamo però trovare strumenti di indagine adeguati che permettano di percepire e osservare questo mondo sino ad ora sconosciuto.

Quotidianamente siamo immersi in un mare di stimoli che provengono dal mondo esterno, e i nostri organi di senso sono sempre pronti a percepire questi stimoli, trasformarli in segnale elettrico che poi viene elaborato dal cervello, permettendoci in questo modo di avere coscienza del mondo che ci circonda. Tramite i cinque sensi siamo in grado di mantenere dei rapporti con il mondo in cui viviamo e nel quale ci muoviamo. Non solo, ci permettono anche di interagire e comunicare con altre persone. I sensi sono delle finestre che ci permettono di esplorare e conoscere. Ma noi non siamo soltanto un insieme organico di cellule, tessuti e organi coordinati da una eccellente macchina quale è il cervello, noi siamo prima di tutto un’anima. Così come il corpo ha dei mezzi per conoscere e relazionarsi al mondo che ci circonda, anche la nostra anima ha dei sensi che ci permettono di relazionare e conoscere chi siamo.

Essi vengono chiamati nelle tradizioni in modo diverso. In oriente sono conosciuti come chakras, in occidente come ruote ignee o anche centri di forza. Ed in entrambe le tradizioni finché non vengono azionati, messi in funzione grazie a delle tecniche specifiche, possono rimanere sconosciuti all’uomo e alla donna, latenti, impedendo la conoscenza di sé e di questo mondo. Queste tecniche utilizzano le facoltà della mente, come l’attenzione, la concentrazione e poi la meditazione e le invocazioni di parole sacre, chiamate in oriente mantra e qui da noi logodinami, per aprire le finestre dell’anima. Ecco che tutti sperimentando in noi stessi grazie con slancio d’amore nella ricerca, possiamo conoscere l’immensità del mondo interiore, e spirituale, utilizzando i nostri strumenti e le facoltà della nostra coscienza.

Le tecniche a cui ho accennato sono fondamentali e sono trattate approfonditamente nei Quaderni di Archeosofia: in particolare per potenziare l’attenzione, che si fa concentrazione e poi anche meditazione trovate le istruzioni nel Quaderno 9. Per imparare la respirazione ritmica energo-vitale, base di un’attenzione perfetta insieme all’astrazione e ritiro dei sensi, il Quaderno 13. Una trattazione completa e pratica sui centri di forza è Tecniche di risveglio iniziatico.

Facendo pratica con serietà, pazienza, perseveranza e sincero atteggiamento scientifico, possiamo conoscere e utilizzare in prima persona le facoltà della nostra mente, vedere come siamo fatti oltre il corpo fisico, viaggiare sulla terra nello stato di sdoppiamento e non solo. Possiamo utilizzare i nostri centri di forza e alla stregua dei grandi mistici del passato intraprendere un cammino interiore che ci farà scoprire tutto o quasi di noi stessi e del destino che ci attende; un viaggio nella propria interiorità per avere le risposte ad ogni domanda.