LA VITA E LA MORTE NEI MISTERI ELEUSINI – di Monica Capobianco

I Misteri Eleusini si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra ad Eleusi ed erano considerati le più importanti cerimonie segrete dell’antica Grecia. Con rituali affascinanti si rappresentava il mito del rapimento di Persefone, figlia di Demetra, da parte del re degli inferi Ade, con un ciclo a tre fasi: la “discesa”, la “ricerca” e l’ “ascesa”. Il tema principale era l’ascesa di Persefone, la riunione con sua madre Demetra e la nascita di Dionisos da Persefone.

I riti eleusini si svolgevano già prima dell’invasione ellenica (circa 1600-1100 a.C.). Secondo alcuni studiosi il culto di Demetra fu fondato attorno al 1550 a.C., gli scavi hanno dimostrato che esisteva un edificio privato sotto il Telesterion di Eleusi nel periodo miceneo, e sembra che in origine il culto di Demetra fosse privato.
Come molti culti misterici antichi, anche quelli eleusini si dividevano in Misteri minori e Misteri maggiori.
Secondo Mylonas (importante archeologo greco) i piccoli misteri erano tenuti “di regola una volta all’anno all’inizio della primavera del mese di fiori, l’Antesterione“, mentre “i Grandi Misteri si svolgevano una volta all’anno e ogni quattro anni venivano celebrati con uno splendore speciale” in quello che era noto come il Penteteris.
Kerenyi (filologo classico e storico delle religioni ritenuto fra i fondatori degli studi moderni della mitologia greca) concorda con questa valutazione: “I Piccoli Misteri furono tenuti ad Agrai nel mese di Antesterione, il nostro febbraio… Gli iniziati non furono nemmeno ammessi all’Epopteia (Grandi Misteri) nello stesso anno, ma solo nel settembre dell’anno successivo”. 

Nell’inno omerico di Demetra si dice che il re Celeo sia stato una delle prime persone a imparare i riti segreti e i misteri del suo culto. Era anche uno dei suoi sacerdoti originali, insieme a Diocle, Eumolpo, Polisseno, e Trittolemo figlio di Celeo, che aveva presumibilmente imparato l’agricoltura da Demetra stessa. 
Con Pisistrato di Atene, i Misteri eleusini divennero pan-ellenici, e cominciarono ad affluire pellegrini dalla Grecia e oltre.
Intorno al 300 a.C. lo stato assunse il controllo dei Misteri, compito svolto in particolare da due famiglie: gli Eumolpidi e i Keryke. Si ebbe un notevole aumento del numero di iniziati, anche perché gli unici requisiti per l’adesione erano la libertà dal “senso di colpa del sangue” (che significava non aver mai commesso un omicidio), e non essere un “barbaro” (essere dunque in grado di parlare il greco). Uomini, donne e persino schiavi furono ammessi all’iniziazione.


Ma che cosa significa “Mistero”? Per rispondere a questa domanda chiediamo aiuto al Fondatore della Scuola Archeosofica, Tommaso Palamidessi, che nel suo 4° Quaderno di Archeosofia – Introduzione ai Misteri Minori e Maggiori – ci spiega:
“In senso stretto il Mistero è una verità che trascende l’intelletto creato, e lo trascende a tal punto che, anche rivelata e creduta, rimane tuttavia oscura e velata durante la vita mortale se non interviene la decifrazione che l’esoterismo consente in una certa misura dei misteri stessi.
L’etimologia, cioè l’origine linguistica del vocabolo “mistero”, deriva dal greco misterion, chiudo, nascondo. Noi chiamiamo mistero tutto ciò che si tiene segreto, si nasconde a coloro che non potrebbero comprenderne il valore, ossia alla gente impreparata e immatura per capire le verità eterne.
Presso i Greci si parlava di Misteri per indicare diverse cose: rito segreto (arcanum, sacramentum), ora una verità nascosta da comunicare ai soli iniziati, secondo le affermazioni di Eraclito, Pitagora, Platone, Euripide e Aristofane”.

L’Iniziazione ai Misteri veniva chiamata “Mistagogia”, dagli antichi Egiziani, Greci, Esseni e da loro passò ai Cristiani esoterici, ove si definiva “misto” colui che era ammesso ai Misteri. Nell’ambiente ellenico l’aggettivo “misticos” era riservato agli iniziati delle cerimonie arcane. Tutto ciò che faceva parte dei rituali aveva un preciso significato: i colori dei paramenti, i profumi che ardevano davanti agli altari, gli strumenti, i tempi astronomici fissati per le cerimonie, tutto era conforme ad una precisa dottrina e tecnica iniziatica. Poi, nel tempo, dalla deliberata segretezza si passò alla semitotale amnesia di ogni valore del simbolo.

La distinzione fra piccoli e grandi Misteri risale all’esoterismo greco, dove 7000 anni a.C. in Grecia apparve un personaggio, Orfeo, che fondò i Misteri Orfici. Si trattava comunque di due fasi dello stesso cammino percorso dall’uomo che voleva assurgere alla dignità divina, fasi o gradi di una stessa Iniziazione progressiva. I “piccoli Misteri” erano la preparazione a quelli “grandi”, dove si sperimentava drammaturgicamente prima e sperimentalmente dopo il Mistero della morte e della rinascita.

Una linea di pensiero che accomuna gli studiosi moderni afferma che i Misteri intendevano “elevare l’uomo al di sopra della sfera umana, nel divino e assicurare la sua redenzione rendendolo un dio e conferendogli così l’immortalità”. Però si riteneva che al non Iniziato era preclusa la salvezza.
“O tre volte felici i mortali che dopo aver contemplato questi Mysteria, scenderanno nell’Ade; solo loro potranno vivervi; per tutti gli altri tutto sarà sofferenza” (Sofocle, frammento 719 Dindorf, 348 Didot).
“Felice chi possiede, fra gli uomini, la visione di questi Mysteria; chi non è iniziato ai santi riti non avrà lo stesso destino quando soggiornerà, da morto, nelle umide tenebre” (Inno omerico a Demetra, 480-482).

“I misti eleusini si bagnavano presso Atene nel fiume Illissus; seguivano dopo la rappresentazione liturgica che si riferiva alla nascita di Dionisos da Persefone (Piccoli Misteri). Con l’Iniziazione alcuni uomini e donne potevano sfuggire alla propria natura e conquistarne un’altra, cessare di essere uomini per cominciare ad essere Dèi. Ma in certi Santuari si arrivava con presunzione ad affermare che un bandito, se iniziato partecipava all’immortalità, mentre un Epaminonda , non iniziato sarebbe rimasto come un qualunque mortale. Fu indubbiamente merito del Cristianesimo, se certi atteggiamenti titanici furono smascherati” (T.Palamidessi – 4° Quaderno).

“L’Iniziazione e le pratiche ad essa collegate investivano ciò che in psicanalisi si chiama, con termini diversi, l’inconscio personale e collettivo, il sogno, i complessi; ecc. L’iniziazione umana prepara a quella che arriverà da Dio, ma essa arriva quando il vuoto è totale. Il bandito, l’assassino, il peccatore, non può offrire un vuoto perché sia ricolmato dell’Intelligenza e dell’Amore di Dio” (T.Palamidessi – 4° Quaderno).

“Se vi sono delle analogie con i Misteri pagani, il Cristianesimo presenta delle caratteristiche che ne fanno per un verso una religione, e per l’altro una scienza spirituale, originale e completa, perché religione popolare ed aristocratica ad un tempo, exoterica ed esoterica” (T.Palamidessi – 4° Quaderno).

Un pensiero su “LA VITA E LA MORTE NEI MISTERI ELEUSINI – di Monica Capobianco

Lascia un commento